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L'assegno divorzile deve essere riconosciuto e commisurato sia ai criteri stabiliti dalla legge sul divorzio che a quelli sanciti dalle SU nel 2018, tra questi c'è anche la rinuncia motivata alla carriera dell'ex moglie
Con l'ordinanza n. 4200/2023 (sotto allegata) la Cassazione accoglie il ricorso di un marito a carico del quale la Corte di appello aveva posto l'obbligo di corrispondere alla ex moglie un assegno divorzile di 900 euro senza indagare le ragioni per le quali la donna, operatrice sanitaria, dopo il matrimonio, aveva deciso di non lavorare. Vediamo perché.
In sede di appello viene riconosciuto a una ex moglie il diritto all'assegno di divorzio di Euro 900,00.
Nel ricorrere in Cassazione il marito contesta alla Corte di Appello:
La Cassazione accoglie il ricorso esaminando congiuntamente tutti i motivi, rilevando come in effetti la cifra dell'assegno di divorzio sia stata determinata senza rispettare gli indici di valutazione imposti dalla legge sul divorzio e dalla Cassazione nella SU n. 18287/2018.
L'importo è stato riconosciuto senza tenere conto della rispettiva situazione economica e reddituale delle parti, della durata del matrimonio, delle potenzialità reddituali della moglie correlate sia alla sua qualifica professionale che alla sua disponibilità immobiliare. La quantificazione dell'assegno divorzile appare pertanto priva di argomentazioni sufficienti al suo riconoscimento.
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Scarica pdf Cassazione n. 4200/2023Altri articoli che potrebbero interessarti:
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