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Diritto di famiglia

Identità di figli

Identità di figli

L'articolo mostra, anche attraverso alcuni richiami ad alcune fonti normative, quale sia l'attenzione da prestare al fatto che i figli sono "altro" dai genitori, indicando la strada da percorrere per acquisire e maturare tale consapevolezza

La psicopedagogista Maria Vinciguerra scrive: "L'essere adulti generativi presuppone un sacrificio, senza il quale si rischia di rimanere in una stagnazione che non permette né il superamento della tarda adolescenza né un autentico poter essere adulti" (in "L'adulto generativo. Relazioni educative e scelte di vita familiare", 2015). Il primo gesto dell'adulto generativo è riconoscere che un figlio non è oggetto di desiderio né di un diritto ma un'altra persona, un'altra vita di cui rispondere, cui rispondere. I bambini hanno diritto a una famiglia e non il contrario, come si ricava dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia e dalla legge 184/1983 rubricata "Diritto del minore ad una famiglia".

I figli non devono completare la coppia, ma la coppia si deve completare nell'amore (come nell'amplesso). Dall'amore fecondo nascono i figli e non dalla nascita dei figli si deve aspettare che l'amore diventi fecondo. E non si deve confondere la fecondità (fertilità) con la generatività, da cui scaturiscono le scelte di adozione e di affidamento. Nell'art. 6 comma 2 della legge 184/1983 sull'adozione, come novellata, si prevede che: "I coniugi devono essere affettivamente idonei e capaci di educare, istruire e mantenere i minori che intendano adottare". Quello che è il nucleo della genitorialità e si noti pure come la capacità educativa sia anteposta agli altri aspetti. Al n. 1 del "Decalogo dei bisogni o desideri dei bambini", elaborato da Claus Dieter Kaul, formatore Montessori, si legge: "Dateci amore. Concepiteci per amore, chiamateci alla vita per il desiderio di esprimere la vita. Solo l'amore consente, infatti, di crescere provando l'amore per la vita, per gli altri, per gli animali, per il sapere, per le regole e per il rispetto".

I figli non sono un proprio prodotto ma un frutto, un frutto con una propria vita. L'art. 6 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia recita: "Gli Stati parti riconoscono che ogni fanciullo ha un diritto innato alla vita". Si può volere un figlio, ma un figlio non può essere quello che si vuole o si vorrebbe. I genitori sono un tramite della vita e i figli sono i tedofori nelle continue olimpiadi della vita.

Ogni bambino è una speranza per tutta l'umanità, è figlio dell'intera famiglia umana, ecco perché, per esempio, "[…] i lavoratori possono cedere a titolo gratuito i riposi e le ferie da loro maturati ai lavoratori dipendenti dallo stesso datore di lavoro, al fine di consentire a questi ultimi di assistere i figli minori che per le particolari condizioni di salute necessitano di cure costanti […]" (art. 24 decreto legislativo 151/2015). Questa previsione normativa è una concretizzazione dell'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale di cui all'art. 2 della Costituzione (così come le malattie rare riguardano tutti e bisogna incentivarne lo studio scientifico, la ricerca farmaceutica e il relativo associazionismo).

"Lo splendore di un figlio consiste nel suo segreto, che si sottrae alla retorica dell'empatia e del dialogo oggi conformisticamente dominante.

Un figlio è un'esistenza unica, distinta e irriducibile a quella dei suoi genitori. Contro ogni autoritarismo e contro una pedagogia falsamente libertaria che vorrebbe annullare la differenza simbolica tra le generazioni, un figlio ha diritto a custodire il segreto della sua vita e del suo desiderio. Il confronto tra due figure mitiche di figlio - quella dell'Edipo di Sofocle e quella del figlio ritrovato (cosiddetto "prodigo") della famosa parabola del Vangelo di Luca, alle quali fanno eco quelle di Isacco e di Amleto - offre una prospettiva particolare attraverso la quale osservare il segreto del figlio. Edipo resta imprigionato in un destino che non gli lascia scampo, dove tutto è già scritto sin dall'inizio: il tentato figlicidio del padre si rovescia nel parricidio e nell'incesto del figlio. Diversamente, il figlio ritrovato di cui Gesù narra la vicenda è colui che sa, pur nell'erranza e nel fallimento, distinguersi dalle sue origini. L'abbraccio del padre, in questo caso, non vuole soffocare o punire il figlio, ma riconoscerlo nella differenza incomprensibile e incondivisibile di una vita diversa" (dal pensiero dello psicoanalista Massimo Recalcati in "Il segreto del figlio. Da Edipo al figlio ritrovato", 2017). Ogni figlio è un mondo a sé e ha diritto al suo mondo. Aver diritto al proprio mondo è aver diritto al rispetto della propria identità ed età. Si è bambini una sola volta e si è figli "a tutto tondo" sin quando si sta in famiglia, poi a ciascuno spetta il proprio percorso di scelte e il proprio corso degli eventi. Anche per questo nel codice civile si ripete di rispettare (prima si diceva "tener conto") le capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni dei figli (artt. 147, 315 bis comma 1, 316 comma 1 cod. civ.).

I genitori si sono appiattiti al ruolo affettivo e hanno abbandonato quello etico-valoriale. Confondono i desideri con i bisogni e si fanno prendere dai sensi di colpa. Sono sempre presenti nella vita dei figli e pronti a intervenire tanto che sono definiti "genitori elicottero" o con altre etichette che evidenziano atteggiamenti genitoriali inadeguati ("genitori spazzaneve" o "genitori tigre"). Si sa che un'alimentazione scorretta e troppo ricca di zuccheri, alla lunga, causa il diabete o altre malattie, mentre si strascura che il "troppo bene" nuoce alla vita dei figli e, conseguentemente, alla vita degli altri. Nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia è ricorrente l'aggettivo "necessario" (né di più né di meno), come nella locuzione "assicurare al fanciullo la protezione e le cure necessarie al suo benessere" (dall'art. 3 par. 2).

Un figlio ha bisogno di regole come il corpo ha bisogno della colonna vertebrale, altrimenti diventa un burattino o un pupazzo molliccio e non si regge in piedi. Un figlio è come un treno che ha bisogno di un binario e di un capostazione per non deragliare e per non scontrasi con gli altri treni. Nell'art. 29 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia si ribadisce che l'educazione deve tendere a preparare il fanciullo e a inculcargli il rispetto.

Ci si lamenta di come cambino i figli crescendo con l'età. Sempre più spesso, però, si trascura che i figli hanno bisogno durante la crescita di esempio e dell'essenziale che è invisibile agli occhi: una mano che trasmetta sicurezza e calore da ricordare, piedi che lascino orme da seguire, occhi che sprigionino la luce della vita per illuminare il cammino futuro. I figli hanno bisogno di biofilia e non (solo) di cose. Nel Documento dell'Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza redatto nel 30° anniversario della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia (20 novembre 2019) è precisato il "diritto a non essere lasciati soli": "Tutti i bambini hanno diritto a non essere lasciati in solitudine. Ogni bambino ha bisogno di vivere la presenza effettiva dei genitori: deve poter condividere con loro le sue esperienze di vita, di studio, di gioco e le scoperte quotidiane. Tutti i bambini hanno diritto a essere felici e trovare negli adulti ogni forma di aiuto per allontanare la tristezza, la sfiducia e la rabbia".

"Sono stufo degli errori dei grandi. Io sono solo un bambino. L'avete capito"" (da una fiction). Questa frase riecheggi durante l'agire quotidiano e gli adulti ricordino quando loro stessi da bambini avrebbero voluto dirla anche loro a quegli adulti che, più o meno grossolanamente, hanno sbagliato durante la loro infanzia. Oggi gli adulti restano adultescenti e i bambini sono adultizzati. Nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia si usa il verbo "allevare", che significa letteralmente "allevare, alzare verso". Abbassarsi a livello dei bambini (e non abbassare i propri livelli, a cominciare da quelli di guardia) e mettersi in ascolto (art. 12 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia), anche della loro richiesta di giocare insieme, è uno dei primi passi da fare per avviarsi nel loro mondo e avviarli alla loro vita, per allevarli.

"I figli non possono sottrarsi al compito che è stato anche dei loro padri: essere abitanti responsabili e creativi del loro proprio tempo. Tutto sommato, ognuno deve continuamente ritrovare la propria e altrui identità, nel gioco del lasciar andare e dell'accogliere, del rispettare i tempi di ognuno e del saper aspettare con fiducia" (fra Fabio Scarsato, esperto di problematiche giovanili). L'identità dei figli comincia col ri-conoscere quella dei genitori da rispettare e da cui distinguersi e distaccarsi, come si evince pure dall'art. 29 lettera c della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia.

I consulenti e formatori Mariateresa Zattoni e Gilberto Gillini richiamano: "Mai rinfacciare ai giovani non solo di essere nati, ma anche i sacrifici. […] La vita è un dono che non si paga, che si riceve gratuitamente e gratuitamente si dà". I figli non vanno educati alla logica del "do ut des" ma a quella del "do ut facias", ovvero bisogna dare loro la vita, gli strumenti necessari e i valori fondamentali affinché facciano la loro vita, vita che non va intesa come un tornaconto quanto, piuttosto, come acconto e rendiconto, come un dare anticipatamente e rispondere successivamente di quello che si è fatto.

Tra genitori e figli è fondamentale la comunicazione, a tutte le età e in tutte le situazioni, in particolare in caso di separazione/divorzio o comunque di crisi o conflitti tra i genitori.

Qualcuno ha detto (ha osato dire) che le coppie, per separarsi, dovrebbero farlo in estate così i bambini, presi dal clima vacanziero, se ne accorgono di meno e soffrono di meno e, fino a Natale, hanno modo di abituarsi al nuovo assetto familiare. Ci si preoccupa della maturazione del sistema immunitario dei figli ma non adeguatamente della prevenzione di sofferenze più grandi delle loro capacità emozionali e di dare ascolto al loro dolore, al loro silenzio, al loro annichilimento. Si consideri quanto scritto nell'art. 3 della Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori (ottobre 2018): "I figli hanno il diritto di non essere coinvolti nella decisione della separazione e di essere informati da entrambi i genitori, in modo adeguato alla loro età e maturità, senza essere caricati di responsabilità o colpe, senza essere messi a conoscenza di informazioni che possano influenzare negativamente il rapporto con uno o en­trambi i genitori. Hanno il diritto di non subire la separazione come un fulmine, né di essere inondati dalle incertezze e dalle emozioni dei genitori. Hanno il diritto di essere accompagnati dai genitori a comprendere e a vivere il passaggio ad una nuova fase familiare".

Genitori: "geni" e "tori", perché possono fare grandi cose come i geni, ma anche far male come tori.

Figli: fili di vita che hanno bisogno di mani accorte ed esperte (soprattutto di vita e non di manuali).

Foto: 123rf.com

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